PLINIO PERILLI

 

 

 

Staffetta del ’44

 

                                                        (a “Pierina” Incerti)

 

 

1 –

 

Retrocede il futuro se solo mi racconti

quello che fu il passato e come ci credevi,

di cambiare il mondo nell’uomo, e l’uomo

col suo mondo… Uomo anche intendendo

donna: musa che ancora non votava…

 

Parli di un monte e di un lungo inverno,

di Parma e della guerra – civile non

lo dici, ma poi la Storia si etichetta,

redime i nudi fatti solo rinarrandoli…

Tu e quell’amica che poi non hai più

visto, due staffette partigiane giovani

e caparbie, della stessa età del fascismo.

 

2 –

 

Vent’anni di speranze e di attese deluse,

gli stenti molti e poche gioie, una guerra

che nessuno volle eppure deflagrava,

incombeva dentro non meno di  fuori;

ed uccideva fanti e piloti, marinai e sogni,

così come i sorrisi di queste due ragazze

che ora risalivano i monti del parmense,

torrentelli o fiumi – coll’ansia di non esser

prese dai crucchi e dai fasísti, da tutti

gli uomini neri di quell’incubo immenso.

“Scurano… Sarignana… Lagrimone… Rusino…”

 

3 –

 

Fidanzati e morosi, versi, poesie e ritornelli

restarono giù in città come i mesi scolpiti

dall’Antèlami, quelle Stagioni immortali

plasmate o intagliate a Battistero di scorze ataviche…

Addio Kira dove lo davano? E quali canzoni

cantavate?, a fare primavera, vostra e di tutti!

Soldatesse del Bene, perlustravate vigne e valli,

risalivate colline, guadavate affluentelli…

Freddo più freddo e i nazi alle calcagna

come i repubblichini, truci brigate nere,

a guatare le strade, i passi, le pievi, corvacci

armati a beccare carogne, ruspare l’anima.

 

4 –

 

“Passammo un fiume, a salire, per la paura

il cuore era in gola, e le vesti bagnate,

le scarpe zuppe, ma la pelle in salvo…”

Pierina, staffetta del ’44 – con Parma

senza più viole, e il centro bombardato:

quel respiro fu asfissiante, cento spilli

aguzzi lo percorsero, lo invasero con

l’eroismo d’una pleurite che non sparò

a nessuno, ma scappò libera, divincolata

di cielo verso il cielo, inciampando radici.

“Nel bosco ci salvammo… nei pressi del

monte Fuso… Da Sasso a Capoponte, a

Mozzano, la val Toccana: i nomi ora li scordo”…

 

5 –

 

Voi contro l’albero, protette dalla corteccia

(quercia? castagno? un faggio? orfano di voli

e cinguettìi nella luce), perché nessuno più

vi raggiungesse, v’imprigionasse di terrore

o doglianza… “I Mongoli dal fondo ci spararono!

Fischiavano i proiettili”… Eroine di poco e molto

– ragazze di quegli anni – partigiane e radiose,

le prime forse come Dafne in fuga, fatte rami

di verde, o tigli stendhaliani, profumate,

risbocciate a capire la Storia che non cambia,

per cambiarla. Se non in rossa primavera,

almeno in un tiepido, fiero scialle d’onestà…

 

6 –

 

Castagne in terra e singhiozzi, l’asma

della tensione a ogni marcia forzata…

E il conterraneo Verdi che orchestrava

di donne mobili qual piume al vento…

Muto, l’accento, urlò invece il pensier!...

Pierina del ’44, un’altra Alida Valli

che in nessun film apparve, eppure

il grande schermo lo conquistò da sola,

Piccolo mondo antico, Apparizione, Luce

nelle tenebre – di un bianco e nero che chiese

anche alla celluloide di partorirsi vera

 

e meritare ali o sogni coi piedi per terra,

zuppi di vento e pioggia, oh, paure mai

pavide!, rubine bacche della Dea Realtà.

 

 

                                                        

 

 

NOTE

 

-          Sulle famose “staffette” partigiane della Resistenza italiana, è fiorita un’intera letteratura che parte dall’Elio Vittorini più engagé di Uomini e no (1945), e culmina nel famoso romanzo di Renata Viganò, L’Agnese va a morire (1949). Per diciannove mesi, dal settembre 1943 all’aprile ’45, gran parte dell’Italia settentrionale subì infatti l’occupazione tedesca (Bologna, ad esempio, fu liberata solo il 21 aprile, e Milano il 25 aprile ‘45.

-          Scurano, Sarignana, Lagrimone, Rusino, Sasso, il monte Fuso… tutti paesi o località in provincia di Parma. E Parma appunto fu una delle città italiane più vivamente impegnate nella Resistenza (cfr. il Dizionario della Resistenza italiana di Massimo Rendina, Editori Riuniti, Roma, 1995). Moltissime infatti le vittime della zona orientale del parmense, i luoghi dove appunto operò Pierina Incerti, Staffetta del ’44 (34 a Neviano degli Arduini, 16 a Monchio delle Corti, 6 a Corniglio, 5 a Palanzano, 3 a Langhirano)…

-          Benedetto Antelàmi, celebre scultore del passaggio tra lo stile romanico e quello gotico, scolpì nel Battistero di Parma una memorabile serie di “Mesi” e “Stagioni”.

-          Parma fu appunto molto bombardata nel ’44.

-          “I Mongoli”, arruolati coi nazisti e i repubblichini, furono in effetti uno dei raggruppamenti bellici più feroci e famigerati durante gli anni della Resistenza e della nostra guerra civile. Per la precisione, e come c’informa il citato repertorio di Rendina, erano i terribili mongoli e turcomanni di Andrej Vlasov, già eroico ufficiale dell’Armata Rossa, preso prigioniero dai tedeschi a Leningrado e propostosi come comandante dei reparti caucasici e cosacchi (spesso a cavallo) reclutati dai tedeschi nel 1942 per contribuire a organizzare la Russkaja osvoboditelnaja armmija al comando dell’ataman Krasnov, esule zarista, alla testa d’una ferina armata bianca antibolscevica – che fu in Italia, dall’agosto del ’44 col compito di combattere i partigiani ricorrendo anche ai mezzi più brutali, gli incendi degli abitati, le stragi delle popolazioni.

-          Addio Kira, Piccolo mondo antico, Apparizione, Luce nelle tenebre furono appunto alcuni tra i primi film (spesso smaccatamente sentimentali) interpretati dalla giovane e bella Alida Valli nei tristi e tetri anni del conflitto.   

 

 

                                          

 

 

 

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