Marco Palladini

 

 

 

 

Messa a fuoco… Resistenziale

 

 

                                                        Alba la presero in duemila il 10 ottobre e la persero

                                                        in duecento il 2 novembre dell’anno 1944.

                                                        Beppe Fenoglio, I ventitre giorni della città di Alba

 

 

 

La guerra è finita epperò… non finisce di continuare

è questo, mi pare, l’interminabile paradosso italico

laddove nella mia testa il partigiano Gionni,

così mi sembra, non ha cessato di sparare col suo sten,

ma le raffiche dei colpi ora partono a vuoto,

la liberazione è avvenuta e la promessa non si è avverata

tutto è rifluito nel solito, mediocre e torbido giuoco

 

C’era una volta… sì, c’è stata una bella gioventù

che saliva in montagna e si univa impavida e orgogliosa

alle brigate combattenti, alla macchia con le scarpe rotte

e avvolta rabbrividendo in un ruvido e lanoso mantello

Oggi c’è una patinata cosmetica gioventù supercafona

che si affolla negli studi della tivvù spazzatura  

con gli stivali di pitone e il fondotinta e la giacchina in latex   

smaniosa soltanto di infoltire i plotoni del “Grande fratello”

 

Chissà che cosa avrebbero detto e fatto i compagni di Gionni,

i guerriglieri del ’44, quei luminosi ventenni del secolo scorso

immolatisi nella strenua lotta contro i nazifascisti,

se avessero saputo che al limitare del secolo successivo

i meri e più stolidi rappresentanti dell’antropofascismo

sarebbero tornati ed impuniti avrebbero riavuto la meglio

 

Dalla resistenza di ieri alla desistenza del presente 

posso misurare la perdita secca di autocoscienza

di una nazione che non è mai stata tale se non

nella desiderante visione di alcuni visionari, appunto,

sognatori e utopisti di belle bandiere e di politiche altre

attualmente finite come scarti nel dimenticatoio della storia

che si riconferma essere nient’affatto magistra vitæ

 

Rossokuore che batte (o batteva) in interiore homine

senza più bypass ideologici ed orizzonti palingenetici

lo spirito resistenziale è adesso un sentimento poietico

che si estroflette in questione pubblico-privata

in una messa a fuoco della nostra tenuta etico-noetica

 

Vedo l’ignavia di un paese corrotto e in stato di agonia  

ma vagando nel bosco di notte ascolto le voci dei morti

e gli echi lunghi della memoria come una trepida spia

transumando e quasi transumanando la vita mia

allora riconosco il murmure di antichi canti ribelli

e per un momento, traslucido, ritrovo la loro via

 

 

 

                                                  

 

 

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