TrePadri, capitolo ottavo
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Pensieri antagonisti di natura |
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... Se dunque il nostro corpo è un
microcosmo, è un microcosmo malato. Sia chiaro, amici, che io non sono un
taumaturgo o un mago o un dio; io non sono qui per guarirvi ma per indurvi a
riflettere sulla nostra malattia (pausa): chi vuol guarire guarisca! |
(Un brusio
perplesso vaga per l'uditorio) |
Il mondo, il macrocosmo, non è nato
ieri ma domani potrebbe essere troppo tardi per indagarne le origini. Non
sono un apocalittico, non voglio gettare nel panico chicchessia, dico però
che, come ognuno di noi, microcosmo, anche il macrocosmo ha un'anima. E se
continueremo con i nostri soprusi, se non cambieremo rotta, saremo chiamati
un giorno a fare i conti con il furore della natura. |
Intorno a noi le macchine sfrecciano e
si rincorrono senza concedere una via di scampo all'intelligenza. Ma ancora
giovani indiani d'America si cimentano orgogliosi in estenuanti danze tribali
quando arriva il tempo del Pow Wow, il tempo dei raduni nella prateria che li
vide signori. Alcolismo, ozio forzato e tassi disumani di suicidi! Da dove
sgorga quel fiume d'energia per dimenticare tutto e ritrovarsi a mille a
mille con gli antichi costumi, l'antica fierezza, al ritmo travolgente dei
tamburi. |
Marmocchi appena svezzati sconcertano
neuroni e intasano sinapsi con onde tentacolari e cicliche di seriali
videogames. Eppure continua il tuono rupestre ad abbracciare la valle fra
balze rocciose coperte da strati di nembi, e il vortice di tempesta indugia
ancora sulle creste dei mari "nel blu dipinto di blu". |
(Applausi
divertiti e parole di solidarietà.) |
Non è vero come correntemente si crede
che la sensibilità per gli animali e la natura sia monopolio esclusivo di
vecchiette gentili, scienziati guastafeste o giovani ecologisti dei nostri
tempi. Potrei raccontarvi un'infinità di storie a suffragare tale
affermazione, da Omero ai nostri giorni, per non considerare testimonianze
provenienti da culture altre. Ma non è questo il punto. |
Vi chiedete se i racconti in esame
hanno un fondamento nella realtà, se trovano riscontro in documenti storici,
papiri, tavole di marmo o pergamene che siano. Io dico che non vi può essere
domanda più irrilevante, perché se anche tali storie fossero state inventate
di sana pianta sarebbero ugualmente significative. Insomma può accadere che
le narrazioni inventate siano in grado di modificare la realtà futura. E
questa non è certo una mia illazione. E' un dato che gli studiosi della
comunicazione e del folclore, da tempo hanno assodato. |
Volete degli esempi? Ebbene vi parlerò
della notte di Halloween che viene fra il 31 di ottobre e il 1° novembre. In
America fra i vari rituali che la festa prevede è in uso una allegra ed
innocente questua di burloni: bambini che si travestono da fantasmi,
scheletri, streghe, e così via dicendo, e fanno visita alle case del vicinato
pretendendo piccoli doni in cambio dell'immunità dai loro scherzi. Un certo
giorno cominciarono a girare voci circa adulti i quali, anziché stare al
gioco com'era sempre accaduto, nascondevano lamette da barba o altri oggetti
contundenti nelle mele o che addirittura iniettavano veleno nei dolcetti;
finché qualche tempo dopo a qualcuno non saltò in mente di realizzarle.
Seguirono rapporti di polizia e, quando si catturava il colpevole, condanne
del tribunale. Le voci erano diventate realtà. |
(Un'onda di
silenzio gela l'ambiente.) |
Ora io vorrei aggiungere qualcosa.
Voglio dirvi che allo stesso modo in cui le narrazioni frutto di fantasia
possono condizionare la realtà FUTURA, sono anche capaci di stravolgere la
realtà PASSATA: possono cambiare la Storia! Sì, cambiare il macrocosmo ossia
la Storia con la S maiuscola, ma anche (microcosmo) la storia di ognuno di
voi. |
Vi meraviglia?... Cambiano solo i
termini, le tecniche, i metodi: in natura nulla è ante litteram se non nella
voglia di stupire coltivata da alcuni uomini, che è anch'essa naturale. |
(L'oratore s'interrompe e invita
l'uditorio a porre domande, non necessariamente inerenti agli argomenti
trattati finora.) |
La mia cultura è soggettivamente
universale e cambiare questioni non può che rigenerare l'umore del microcosmo... |
(Non so da
quale pertugio interiore fuoriesca, ma una forza induce anche me a prendere
la parola): |
- Vorrei semplicemente chiedere
all'oratore se conosce la leggenda dei TrePadri. |
I TrePadri, mi dici. Non la conosco... |
(Cribbio, cominciavo
a paventare che fosse nota a tutti.) |
... Ma è come se la conoscessi: potrei
ugualmente esporla. Ed è proprio quello che sto per fare. |
Immagino che trattandosi di: punto 1,
leggenda e di: punto 2, TrePadri, si faccia riferimento ad un evento
agiografico, come tale risalente a secoli fa, diciamo che ci si trova in
pieno Medioevo. E se i TrePadri, com'è facile supporre, vennero poi
santificati, è ovvio che subirono un martirio che li portò alla morte. |
(Assento con il
capo, lui accenna un sorriso compiaciuto.) |
Inutile dire che sto per avvalermi del
Principio della (ri-)creazione del passato. E in base a questo principio
nessuno può contestare l'autenticità della versione che sto per raccontarvi. |
Così andarono i fatti. |
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8.1. Il Bosco dei TrePadri |
In principio era un
bosco. Nel bosco e nei dintorni si stabilirono degli uomini che impararono a
convivere con esso. Passò il tempo e venne eretta una badia; i monaci
amministrarono il bosco nella concordia e nel rispetto degli uomini che prima
di loro abitavano la valle. Il bosco era parte di un regno, e il re manteneva
buoni rapporti con i frati, i valligiani, gli alberi. |
Ma un giorno le cose cambiarono:
il re cadde preda di un male dell'anima. Divenne sempre più avido e per
alimentare la sua sete di ricchezza si diede a soddisfare le richieste di
legname che pervenivano dalle città viciniori. I monaci, preoccupati per
l'ineluttabile rovina del bosco, disposero una sequela di processioni e
pellegrinaggi straordinari perché cessasse l'abbattimento indiscriminato
degli alberi. Per tutta risposta il re vietò ogni corteo sacro o
peregrinazione di sorta, e ordinò inoltre che d'ora in poi nessun giovane
avrebbe più potuto frequentare la comunità dei religiosi, né consacrarsi. |
Una notte nella ruota del
convento fu ritrovato un neonato di pochi giorni, che i monaci accolsero come
un figlio, allevandolo fra mille cure. Per qualche tempo non se ne seppe
nulla, ma quando il piccolo crebbe e cominciò ad uscire dalle mura del
convento, la notizia prese a circolare fino a raggiungere le orecchie del re.
Quale occasione più propizia per accelerare la fine della confraternita? Il
re corruppe una meretrice e le comandò di accusare i monaci di essersi
giaciuta con loro ripetute volte, e per giunta violando il suo disperato e
lodevole diniego dovuto all'orrore di compiere un atto sacrilego. |
Ma poiché la maggioranza
dei frati aveva ormai raggiunto un'età veneranda, l'accusa poté risultare
credibile soltanto nei confronti di tre di loro. Meglio poco che niente,
pensò il re, e diede ordine di mandarli al rogo. |
I tre monaci così
giustiziati, nel parlare comune del popolo, vennero chiamati i "Tre
Padri", vuoi per devozione (ciascun valligiano era infatti pronto a
giurare sulla loro innocenza), vuoi perché secondo l'accusa furono tutti e
tre giudicati padri del bambino, che ormai non era più un bambino. Cresceva
sano e forte seppure in un clima di angoscia che univa i monaci superstiti e
gli abitanti, per il bosco destinato a morire. Un giorno, priva del sostegno
delle ataviche radici arboree, la montagna franò nel punto medesimo dove
venti anni prima erano stati arsi i TrePadri. Si udirono urla lancinanti che
divenivano sempre più soffocate: qualcuno era stato travolto. Il giovane
accorse in aiuto del malcapitato, e scavando, scavando, sotto la polvere e le
pietre riconobbe il re. Senza esitare lo liberò. Le sue condizioni erano
disperate ma riuscì a salvarsi, e quando si fu ristabilito fece convocare il
giovane e, visto che non aveva eredi, gli affidò il regno. Quanto a lui, sua
maestà, trascorse il resto dei giorni ad espiare meditando sulla filantropia
del mondo vegetale presso un eremo nel folto di una foresta. |
I TrePadri divennero
santi e il bosco, tornato a vivere rigoglioso, prese il loro nome. |
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(Il discorso prosegue con storie e
aneddoti perlopiù di carattere pedagogico-animalista del tipo "Il
tip-tap dei moscerini volontari nei cieli del sud" o "La saga delle
formiche scarlatte che danzano il blues". Seguono domande del pubblico e
relative risposte. E' Claudia, appena unitasi all'uditorio insieme a Davide,
a porre un quesito inerente la crescita demografica nel terzo mondo.
L'oratore coglie la palla al balzo per una filippica sulla riproduzione della
specie.) |
... Forse l'hai già intuito da come ho
parlato finora: è come se io fossi rinato adesso: ma rinascere non è nascere,
è un fenomeno più artificioso. E perciò ho bisogno di riscoprire l'ambiente
che si confà alla mia sopravvivenza, nel modo più sereno, spontaneo,
naturale. Così come il delfino adotta il mare, l'albatro l'aria, il rospo lo
stagno, così io ho la necessità di riscoprire le condizioni per vivere a
pieno. Ho superato la fase in cui si vede la propria vita scorrere come i
fotogrammi di una pellicola sfocata, condannato ad una compressione,
un'immobilità che non ti appartiene, che non hai scelto, che non puoi
apprezzare. Segue, badate bene, una fase di passaggio dove ognuno di noi si
trova a transitare una volta che, per circostanze o per volontà, libera gli
occhi dal velo protettivo del conformismo (il marchio della condizione
precedente): questa fase di scoperta e smarrimento è già un passo avanti!... |
Ma tornando al sodo, quel che mi preme
sottolineare è che ogni animale per riprodursi deve incontrare il suo habitat
ideale: dovremmo trovarci in una condizione adamitica, o in una di cieco
conformismo per non avere problemi. Come posso riprodurmi se non mi sento
padrone della situazione? E tu, sei padrone della tua situazione? |
Chi ci dà il diritto allora di
togliere ad una donna Yoruba di Nigeria la libertà di procreazione? |
(Pausa in cui
trangugia una tisana color foglia morta. C'è odore di finale.) |
Liberatevi delle vostre inquietudini
sommerse, delle angosce metropolitane. E se ci sono episodi nella vostra
storia che proprio non riuscite ad accogliere dentro di voi: ricordate le
voci di Halloween: la fantasia non solo può generare eventi FUTURI, ma può
anche ricreare il PASSATO! |
Non temete la vostra natura! |
Liberate le vostre origini! |
Inseguite la vostra fuga! |
(Scroscio
d'applausi e grida di approvazione.) |
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