MASSIMO GIANNOTTA

 

 

 

 

Resistenze

 

 

 

Noi che sopravviviamo

qui

 

in questo posto ormai inabitabile

in perpetuo sinistro carnevale

 

depredato dai saccheggi e dalle scorrerie

 

in questa sorda, insopportabile

macchina di tortura

 

tra fiori di plastica

e fumi fetenti

frastornati dalle voci degli imbonitori

dai venditori di merce avariata

 

dove i televisori a tutto volume

chiamano

a comprare e comprare

 

sappiamo

 

che il mercato è un moloch che richiede quotidiane vittime

 

che dunque nessuno si curerà della folla dei disoccupati

degli affamati in cerca di lavoro

 

che qui è lecito

succhiare il sangue dei migranti

trattati come schiavi

e non riconoscere alcun diritto umano

 

dove il mare è un grande cimitero

che opportunamente ne nasconde le ossa.

 

Questo posto ormai diventato Malebolge

dove ci toglie il fiato il puzzo di merda.

 

 

Ci chiediamo

dove siano le armi dei nostri padri

quelle strappate al nemico

 

dove sia

la marcia trionfale della Resistenza

pagata col sangue

di un popolo che marciava a testa alta.

 

 

Oggi non c’è alcun popolo da chiamare a raccolta

 

non ci sono mani che le possano impugnare

 

non c’è un paese

 

l’Italia è un incidente geografico

 

in cui ribollono innumeri segrete appartenenze

inconfessabili cupole

in perpetua, sanguinosa lotta tra loro.

 

Dove siete collocati

in paziente coda

In quale cosca? In quale ‘ndrina, in quale comitato di malaffare

 

in attesa della vostra briciola,

del vostro boccone

 

scegliendo con pazienza

la vostra collocazione tra i parassiti?

 

Qual’è il marchio stampato sulla vostra fronte

come il segno della Bestia?

 

 

Come avete potuto vendervi per un soldo

scegliendo la grigia confraternita dei questuanti

 

sgomitando

tra i clientes

tra i leghisti

i razzisti

i tronisti

 

il trust dei cavolfiori

il festival del canzone

i principi di dinastie squalificate e indegne

 

e i fascisti

di nuovo i fascisti.

 

 

 

Qui

omini con la camicia bianca

 

il giornale dei benpensanti

nella tasca del cappotto

in vista ma non tanto

 

la testa piena delle parole di altri,

burattini gonfi di luoghi comuni

di astio e disprezzo

 

a rispecchiarsi in altri omini con la faccia di pietra

P2, mafia, camorra

i capelli dipinti come Pinocchio

che distribuiscono sorrisi di porcellana Ideal Standard

e riempiono le tasche smisurate

 

con il sudore degli altri

con la nostra dignità disprezzata

arringando ad oceaniche adunate di pallidi fantasmi

di squallidi servi.

 

 

Forse non resta che la guerra

 

e non siamo poi così vecchi

 

non siamo poi così vecchi da non reagire

 

anche se aspettando ci sentiamo impotenti

e sappiamo

che qui nessuno è senza colpa

 

mentre poteri forti diventano sempre più forti

e la mala pianta del fascismo

in forme diverse ed ambigue

 

si moltiplica come le teste dell’idra

che colpevolmente non furono troncate

 

 

e per noi

 

segretamente

 

prepara galere e patiboli.

 

 

 

                                                               

 

 

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