2.
Cosa s’intende per poesia |
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Schematizzando,
si possono utilizzare due termini della linguistica: significante e
significato. |
Per
metrica s'intende l'insieme delle leggi che governano la composizione e la
struttura dei versi. Non dobbiamo pensare che la metrica, sia qualcosa di
completamente artificioso. Difatti un certo ritmo che è alla base di un
determinato verso (ad es. l'endecasillabo, il più usato nell'italiano:
“Divina Commedia”, poemi epico-cavallereschi, i sonetti di Petrarca,
“L'Infinito” di Leopardi, ecc.) è qualcosa di connaturato nella lingua. Non
si tratta dunque di un artificio della poesia colta. Si pensi ai poeti
popolari estemporanei (improvvisatori) [tra i più famosi: Benigni, Riondino,
Guccini] che si sfidano nelle osterie a colpi di endecasillabi strutturati in
ottave, rispondendosi "per le rime". Non è necessario saper leggere
e scrivere per apprendere l'arte di improvvisare ottave, e questo tipo di
poesia popolare, ci riconduce all'oralità degli aedi, degli antichi cantori
greci che operarono in un'epoca precedente all'introduzione della scrittura
alfabetica. |
Vi
sono poesie dove il contenuto sembra avere un'importanza maggiore (ciò
avviene quando il messaggio è più chiaro, diretto, facilmente comprensibile),
rispetto ad altre poesie in cui è la forma a farla da padrone. Per essere più
chiaro ricorrerò alla mia modesta esperienza di autore. D'altronde, Alberto
Moravia in una intervista affermò qualcosa del genere: credo che, a
prescindere dal talento, dalle qualità letterarie, dal successo e dalla
fortuna, che separano un grande e famoso scrittore da un altro piccolo e
ignoto, le sensazioni, il metodo, il percorso creativo, le emozioni, la
cosiddetta "ispirazione", possono essere molto simili; fermo
restando le peculiarità caratteriali, del modo di essere e quant'altro, che
caratterizzano ciascun individuo e dunque ogni scrittore.
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